Martirio del santo martire di Cristo Gesú e atleta s. Mercurio, compiuto il giorno
25 del mese di hathor. Nella pace di Dio. Amen.

l. Avvenne durante il regno di Decio, al tempo di Valeriano - regnando essi su Ro-
ma capitale - che di comune accordo emanarono un ordine, affinché ognuno in ogni
luogo sacrificasse ai loro dei e libasse ad essi. Chiamarono tutti i senatori e propose-
ro loro le cose che avevano pensato di comune accordo; e dopo che trovarono che
essi erano del medesimo parere fra sè, dicendo: "Rendiamo grazie agli dei immortali
( che si sono rivelati ad ognuno con questa opinione concorde", subito ordinarono di
emanare il decreto, scritto in forma di lettera imperiale, avendolo tutti i senatori sot-
toscritto; e lo pubblicarono nel tribunale dell'imperatore, scritto in questo modo:

2. "Decio e Valeriano, imperatori augusti, vittoriosi e pii, con tutti i senatori che
sono nella città di Roma, scrivono ad ognuno: ecco, noi vi rendiamo noto ciò che è
gradito al nostro cospetto. Poiché noi fummo convinti fin dall'inizio che gli dei pa-
dri sono coloro che proteggono l'impero e che fanno benefici a tutti coloro che stan-
no sotto il nostro dominio; e conoscemmo i loro doni e i loro benefici, come abbia-
mo detto, ed inoltre abbiamo ottenuto da loro la vittoria ( su tutti i popoli; non so-
lo, ma ci hanno dato frutti di ogni genere per mezzo della buona mistura del clima;
e conoscemmo con sicurezza che essi sono benefattori e reggitori di tutto il mondo:
per questo abbiamo emanato quest'ordine di comune accordo, noi e tutti i senatori,
con grande zelo: che ogni uomo, in ogni luogo, servi e liberi, ricchi e soldati e pri-
vati, portino agli dei sacrifici graditi e li venerino con sacrifici e preghiere. Se uno
dunque respingerà il nostro ordine santo, che abbiamo fissato con unanime consiglio,
il nostro potere ordina di rinchiudere questo tale in una buia prigione e di sottopor-
lo a varie torture. | E dunque se obbedirà al nostro potere e al nostro ordine, il no-
stro potere gli renderà grandi onori; se invece non ubbidirà, dopo tutte quelle tortu-
re, sia consegnato alla spada o sia gettato nel profondo delle acque o sia dato in pa-
sto alle belve e agli uccelli. E soprattutto coloro che sono ehiamati cristiani sottostia-
no a questo tipo di sentenxa; chi invece obbedirà al nostro editto viva felicemente".

3. Dopo che fu pubblicata la lettera dell'imperatore, tutta la città di Roma si
riempí di timore e turbamento, e non solo Roma ma tutte le altre città si riempiro-
nn di timore e turbamento, poiché avevano mandato ad esse questo stesso eòitto; e
i magistrati 4 ogni città ordinarono I alla gente di eseguire immediatamente ciò che
era stato loro ordinato.

4. Avvenne che in quel tempo una guerra scoppiò contro l'imperatore dei Roma-
ni da parte dei barbari, e allora gli imperatori prepararono i loro eserciti per combat-
tere con loro e ordinarono che le truppe delle città andassero ad aiutarli. Dopo che
furono giunti da ciascuna delle città, pronti per la guerra con zelo, giunse anche la
coorte di quelli che erano chiamati Martenses, che stavano nella Armenia "prima", co-
mandati da un tribuno di nome Bartonico. Decio andò in guerra, Valeriano rimase
nella città di Roma ad amministrare gli affari dell'impero.

5. La guerra fra i barbari e i romani fu molto dura, | ed essi stettero gli uni II
contro gli altri. Dopo che passò cosí una quantità di giorni, uno dei soldati che era-
no chiamati Martenses, il cui nome era Mercurio, vide un uomo che indossava vesti
preziose e che teneva una spada snudata nella sua mano destra e gli diceva: "Mercurio,
non aver paura e non essere spaventato: io sono stato mandato infatti per aiutarti e
a farti apparire come vincitore. Dunque prendi con te questa spada ed esci contro i
barbari, e se vincerai non dimenticarti del Signore tuo Dio". Dopo che avvenne ciò
nell'estasi, egli pensava che uno dei condottieri dell'imperatore avesse parlato con lui.
Dopo". che ebbe preso la spada, fu ripieno dello Spirito Santo e si lanciò contro i
barbari, penetrò | in mezzo a loro e uccise il loro comandante e un'altra gran mol-
titudine, tanto che il suo braccio era stanco di colpire e per il sangue copioso la sua
mano si era indurita sull'impugnatura della spada e cosí i barbari furono battuti e
fuggirono davanti ai Romani.

6. L'imperatore Decio, dopo che ebbe saputo il valore di quel forte, lo chiamò,
gli diede un grado e lo nominò generale, comandante di tutto l'esercito. Decio, pen-
sando di aver vinto per la potenza dei suoi dei, si rallegrò molto e distribuí del de-
naro fra i soldati e rimandò ciascuna delle coorti nella propria patria. Ed egli faceva
festa in ogni città che attraversava andando a Roma.

7. Durante una notte, mentre tutto l'esercito era immerso nel sonno, stette in pie-
di davanti a Mercurio | un angelo nell'aspetto dell'uomo che egli aveva visto nella bat-
taglia, toccò il suo fianco e lo svegliò. Dopo che lo ebbe veduto, fu intimorito e ri-
mase sorpreso, ma l'angelo gli disse: "Mercurio, ricordi che cosa ti ho detto nel gior-
no della battaglia: 'Bada, non dimenticare il Signore tuo Dio'? E' necessario ora che
tu combatta giustamente nel suo nome e prenda la corona della vittoria del regno dei
cieli che egli ha preparato per tutti quelli che lo amano." Il beato, dopo che ebbe ri-
preso coraggio, ricordò il discorso e ammirò la benevolenza di Dio. Aveva udito in-
fatti (parlare) della fede dei Cristiani dai suoi genitori: suo padre infatti, Gordiano,
era primicerio in quella stessa coorte. Il giovane stava per compiere | vent'anni, ed a-
veva infatti udito da suo padre: "Beato colui che sarà soldato sotto il re del cielo:
egli concederà un onore imperituro e combatterà per lui contro i suoi nemici. Quel
re infatti è colui che ha fatto tutto con la sua parola: ha costituito il cielo come u-
na cupola e lo ha adornato di stelle luminose, e la terra di bei fiori che emanano
profumo e che sarebbero stati di conforto e salute agli uomini. Il mare, a sua volta,
(lo costituí) per essere solcato daUe navi e lo rese pascolo dei pesci. Ed egli è colui
che verrà a giudicare i vivi e i morti e darà a ciascuno secondo le proprie azioni".
Dopo che il Santo ebbe ricordato le parole di suo padre fra sè e la rivelazione che
aveva avuto, rimase I molto mortificato e cominciò a piangere e sospirare e disse co-
sí: "Ohimè peccatore, che sono come un ramo senza frutto che si è seccato su di
un albero carico di frutti, che non ha radici nella conoscenza di Dio!".

8. Mentre stava parlando con queste parole, all'improvviso l'imperatore mandò due
soldati di quelli che sono chiamati Silenziarii e degli altri con loro per chiamarlo,
poiché egli era il suo consigliere. Egli lo pregò che non lo facesse venire dicendo:
"Il mio corpo è indisposto". L'imperatore quel giorno tacque, ma l'indomani { Decio }
lo mandò a ehiamare di nuovo. Dopo che egli andò da lui, si consigliarono fraloro
sulla questione da dibattere. (Poi) gli disse l'imperatore: "Andiamo al tempio di Ar-
temide e offriamole dei sacrifici". Dopo che l'imperatore s'incamminò | una grande
folla lo seguí, ma il beato Mercurio tornò indietro e andò a nascondersi nel Pretorio.

9. Uno dei dignitari dell'imperatore lo denunciò dicendo: "Grande imperatore vit-
torioso, potente e pio, che sei stato scelto dagli dei per governare l'impero dei Ro-
mani, dammi modo di parlare e ascoltami gentilmente. Quel Mercurio che la tua de-
stra ha elevato e al quale hai dato gloria nell'impero dei Romani, non è venuto con
noi secondo il tuo ordine per sacrificare nel tempio della grande dea Artemide e per
sacrifieare per il tuo impero". Rispose l'imperatore dicendo: "Chi è costui?" Rispose
il dignitario: "E' Mercurio, quello al quale hai dato il potere fino ad ora e che hai e-
saltato con molti I onori: costui non solo non ha obbedito al tuo comando, ma ha
pure persuaso molti a non adorare gli dei. Se lo interroghi, saprai le cose che ti ho
detto". Decio disse: "Forse vi è invidia nel tuo cuore verso quell'uomo e hai parla-
to cosí, ma io non crederò se non saprò con sicurezza e avrò visto la cosa di perso-
na. Infatti la vista degli occhi è piú sicura dell'udito delle orecchie. Taci dunque ora
e non dire piú niente contro quell'uomo e se tu l'hai accusato per invidia, come ti
ho detto, sappi che incorrerai in grandi pene. Se invece ciò che hai detto apparirà
essere vero, sappi che riceverai granòi onori da me, perché sei fedele verso
gli dei e verso gli imperatori".

10. Ordinò dunque che gli conducessero il Santo con l'onore dovuto, come sem-
pre, e dopo che egli andò dall'imperatore, l'imperatore gli disse: "Mercurio, non sono
stato io a darti questo onore e questa gloria, non ti ho fatto generale in mezzo a
tutti gli ufficiali per la tua saggezza e per la vittoria che gli dei ti hanno concesso
in guerra? E come mai il grande affetto che io avevo per te tu lo hai ricambiato
con un comportamento cattivo e questi grandi onori li hai considerati niente e hai
disprezzato gli dei moltissimo, come è stato riferito alla nostra pietà?". Allora il sol-
dato veramente valoroso di Cristo, s. Mercurio, si spogliò dell'uomo vecchio e delle
sue cose (cf. Rom. 6, 6) secondo la parola dell'apostolo e si vestí del nuovo che è
stato creato secondo Dio per mezzo del Battesimo e rispose con voce ardita: "Que-
sto onore | tientelo. Io infatti se sono andato in guerra e ho combattuto, non sono
colui che ha vinto i barbari ma il mio Signore Gesú Cristo è colui ehe mi ha con-
cesso la vittoria. Dunque prenditi i tuoi onori, come hai detto; infatti sono uscito da
mia madre nudo e me ne andrò di nuovo nudo da questo mondo".

ll. Dopo che ebbe detto ciò si spogliò del suo mantello e sciolse la sua cintura,
li gettò davanti aU'imperatore e gridò dicendo: "Io sono cristiano: ascoltate tutti, io
sono cristiano!". Allora Decio fece come ehi si stupisce e lo guardò meravigliato a
lungo, ammirando la bellezza della sua gioventú. Il beato era bellissimo nel suo aspet-
to, essendo il suo volto del colore delle rose, i suoi capelli essendo biondi, abbellito
in ogni parte di ogni vigore; coloro che lo guardavano lo | ammiravano. Dopo di ciò
l'imperatore Decio scosse la sua testa e ordinò di gettarlo in prigione dicendo: "Poi-
ché quest'uomo non ha riconosciuto l'onore nel quale era stato posto, provi ora il di-
sonore". Egli disse ciò pensando che avrebbe cambiato il suo pensiero pio. Ma il bea-
to, mentre veniva condotto in prigione, gioiva e si rallegrava nel suo spirito rendendo
lodi a Dio.

12. Quella notte un angelo stette davanti a lui e gli disse: "Mercurio, abbi corag-
gio e non temere le minacce del tiranno; abbi fede in Cristo che tu hai confessato,
poiché egli può salvarti da ogni tormento". Il martire divenne ancora piú forte dopo
che l'angelo gli fu apparso e gli ebbe detto ciò. L'indomani l'imperatore Decio sedet-
te nel tribunale e ordinò di portargli davanti il beato e disse: "Dunque questo onore
di tal fatta che hai ricevuto da me, cioè questo disonore che ti sei scelto da solo,
ti conviene?".I Rispose il santo: "Sí, mi conviene di piú; infatti io ho avuto l'onore II
imperituro al posto del tuo che perisce". Gli disse l'imperatore: "Dimmi la tua stir-
pe e la tua città; io so già infatti a quale coorte appartieni". Disse s. Mercurio:
"Vuoi conoscere la mia città e la mia stirpe? Io te le dirò. Mio padre secondo la
carne è Gordiano, di stirpe scita, che è stato soldato nella coorte di quelli che sono
chiamati Martenses: in quel tempo egli fu il primo in questa stessa coorte. Ma il mio
vero padre è Dio e la mia vera città è la Gerusalemme celeste, la città del gran re".
Disse l'imperatore: "Sei stato chiamato con questo nome di Mercurio dai tuoi genito-
ri o te lo hanno dato i soldati?". Disse Mercurio: "Mio padre mi diede I il nome: 9
Filopatore, che significa: colui che ama i suoi genitori. Ma dopo che divenni soldato
fui chiamato Mercurio dai tribuni della mia coorte".

13. Gli disse l'imperatore: "Tu agirai secondo il decreto che è stato stabilito fin
dall'inizio per ognuno e ti inchinerai ai nostri dei e riceverai il tuo grado di prima
e il tuo grande onore o no? Che cosa dici? Sbrigati, poiché sei stato eondotto qui
per questo" Rispose il beato e disse: "Io, come ti ho detto, sono venuto qui per
vincere te e tuo padre Satana, colui dal quale è nato ogni male. Se vincerò mi sarà
data la corona immortale dal vero atleta, il mio Signore Gesú Cristo. Fammi ciò che
vuoi subito e non indugiare: ho le armi del mio Dio e la corazza della fede con le
quali io vincerò i tuoi pensieri | e le tue arti malvage contro di me".

14. Allora l'imperatore si riempí d'ira e disse: "Poiché costui dice 'ho le armi e
la corazza', nonostante se ne stia qui nudo, ordino che sia inchiodato con quattro
chiodi e sia sollevato a un cubito da terra". Dopo che fecero ciò, gli disse l'impera-
tore: "Dove sono ora le arnii che tu porti? Per il piú grande degli dei, Zeus, sei sta-
to conciato molto male! ". S. Mercurio guardò al cielo e disse: "Mio Signore Gesú
Cristo, aiuta il tuo servo". Poi di nuovo l'imperatore ordinò di battere il suo corpo
con spade affilate invece che con fruste e quindi di posare dei carboni ardenti su di
lui affinché bruciasse a poco a poco. Ma il fuoco fu spento dal sangue copioso che
sgorgava; ed il santo sopportò con grande eoraggio questa grande tortura.

15. Decio | ordinò di liberarlo affinché non morisse troppo presto e di rinchiu-
derlo in un luogo buio e di chiudere la porta. I soldati lo sollevarono che era mez-
zo morto, e poco respiro gli rimaneva, e lo gettarono in quel luogo pensando che sa-
rebbe morto in breve tempo. Quella notte l'angelo del Signore gli apparve e gli dis-
se: "Pace a te, atleta vincitore". Dopo che ebbe detto questo guarí le ferite che e-
rano sul suo corpo e lo rese sano in modo che si alzasse e rendesse lode a Dio che
lo aveva creato, poiché lo aveva aiutato.

16. Dopo di ciò l'imperatore Decio di nuovo ordinò di portarlo davanti al tribu-
nale e dopo che lo ebbe visto gli disse: "Sei stato portato via da me che eri già ca-
davere: come mai ora cammini? Forse che non vi è nessuna ferita nel tuo corpo?".
Allora ordinò che i lancieri che stavano presso di lui esaminassero il suo corpo. Essi I
dissero all'imperatore: "Per il tuo divino potere, nostro signore imperatore, il suo cor-
po è completamente sano e non vi è alcun danno in esso, come uno al quale non
siano state messe le mani addosso". Decio disse: "Certo egli dirà che Cristo lo ha
guarito; forse che avete portato un medico in prigione ed egli lo ha guarito?". Essi
aUora dissero: "Per la tua grandezza che domina il mondo, nessun uomo lo curò:
noi credevamo infatti che egli sarebbe morto subito. Come ora sia sano e sia guarito,
noi non sappiamo". Egli disse loro: "Cosa dite? Non sapete quanto sia grande la fol-
lia dei Cristiani? Ieri noi pensavamo che egli fosse cadavere, invece oggi è in piedi

17. L'imperatore si riempí d'ira e gli disse: "Dimmi in verità chi è che ti ha gua-
rito: io non credo infatti che tu sia guarito I senza magia". Rispose s. Mercurio: "Il
Signore Gesú Cristo, il vero medico delle anime e dei nostri corpi, volle concedermi
la guarigione, come ti ho detto. Gli avvelenatori e gli assassini e gli auguri e gli ido-
latri sono estranei a lui ed egli li legherà con catene che non si sciolgono e li gette-
rà nel fuoco della Geenna poiché non hanno conosciuto il Dio che li ha creati".
Disse l'imperatore: "Io distruggerò il tuo corpo con terribili torture; voglio vedere se
il Cristo del quale parli potrà guarirti". Disse s. Mercurio: "Io credo nel mio Signore
Gesú Cristo, che non mi potrai affliggere anche se mi darai una quantità di tormen-
ti. Egli ha detto infatti: 'Non abbiate paura di coloro che possono uccidere il vostro
corpo ma non possono uccidere le vostre anime; temete piuttosto | colui che ha il
potere di perdere le vostre anime e i vostri corpi nella geenna (Mt. 10, 28). Egli, do-
po che saremo morti, ci risusciterà nel giorno del vero giudizio".

18. Allora l'imperatore ordinò di portare del ferro arroventato al fuoco e di por-
lo sui suoi genitali e dopo di ciò (porre) delle fiaccole accese sui suoi fianchi. Dopo
che fecero ciò, al posto del fumo uscí un grande profumo e si sparse su tutti quel-
li che erano lí. Pur essendo molto torturato, egli non si lamentò e non pianse. Gli
disse Decio: "Dov'è il tuo medico? Venga ora a guarirti. Infatti tu hai detto: 'Anche
se morirò, egli può resuscitarmi di nuovo"'. S. Mercurio gli disse: "Fa' ciò che vuoi;
tu hai potere sul mio | eorpo. Ma Dio solo è il padrone della mia anima. Anche se
tu distruggerai il mio corpo, la mia anima resterà immortale per sempre". Di nuovo
l'imperatore ordinò di sospenderlo a testa in giú e di appendergli una pietra pesan-
te al collo, affinchè soffocando morisse rapidamente. Ma la potenza di Dio stette
presso il martire santo con la sua grazia ed egli resistette a lungo sotto questa tor-
tura.

19. Decio, dopo che vide che il beato aveva sopportato questi tormenti coraggio-
samente e che nessuna tortura lo aveva toccato, ordinò di togliergli quella pietra dal
collo e di portare una frusta infuocata a quattro code e di frustarlo finché la terra
sotto di lui fosse imbevuta del suo sangue. Ma quel valoroso, che era come un | dia-
mante, sopportò coraggiosamente questa grande tortura e disse: "Io ti ringrazio, Signo-
re Dio, poiché tu mi hai reso degno di essere torturato per il tuo santo nome".

20. L'imperatore, quando capí che egli era incrollabile nella sua decisione, e che non l'a-
vrebbe persuaso a sacrificare, si decise - egli infatti aveva fretta di andare a Roma - e
diede la sentenza che lo punissero con la spada, dicendo: "Mercurio, che ha disprez-
zato gli dei e ha disprezzato il santo dogma della pacificità e lo ha stimato nulla, il
nostro divino potere ordina di portarlo in Cappadocia e di targliargli la testa lí, af-
finché lo vedano tutti. Infatti chiunque abbia ricevuto lodi dall'imperatore, se con-
traddirà il nostro ordine, gli saranno inferte grandi torture e I infine sarà consegnato
aUa spada. Coloro che vennero designati a portarlo lo presero su, lo caricarono su u-
na bestia, lo legarono a testa in giú poiché il corpo del Santo si era sciolto in ogni
parte ed era eome un cadavere. Camminarono a grandi tappe e in pochi giorni giun-
sero alla città di Cesarea e quindi lo deposero a poco a poco. Il Signore stette davan-
ti a lui e gli disse: "Mercurio, vieni a riposarti poiché hai compiuto il tuo cammino
e hai eustodito la fede: prendi dunque la corona della fortitudine che ti è stata as-
segnata in eredità".

21. Il martire santo con l'apparizione del Signore si rafforzò molto e disse a colo-
ro che stavano davanti a lui: "Fate subito ciò che vi è stato ordinato; il Signore, che
invita tutti al pentimento, vi renda degni della sua graxia. Egli è ricco infatti I e con- II
cede la sua ricompensa a chiunque creda in lui, senza invidia". Dopo che ebbe detto
queste cose, gli tagliarono la testa, ed egli compí la confessione nel nome di Dio no-
stro salvatore il giorno 25 del mese di hathor. Un grande miracolo avvenne, degno di
essere ricordato: dopo che il martire morí, il suo corpo divenne bianco come la neve,
emanando profumo di incenso pregiato o unguento. A causa di questo miracolo mol-
ti credettero in Dio e divennero cristiani. Il santo martire fu posto in un topos mol-
to bello e appariscente in quel posto e molte guarigioni avvennero in quel luogo per
opera della potenza di Dio e del suo santo s. Mercurio. Lode a Dio Padre e al nostro
Signore Gesú Cristo e allo Spirito Santo vivificante ora e sempre per tutti i secoli. A-
men.